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Titolo originale: La banda Sacco
Autore: Andrea Camilleri
1ª ed. originale: 2013
Data di pubblicazione: 2013
Genere: Romanzo
Sottogenere: Storico
Editore: Sellerio Editore Palermo
Collana: La memoria
Pagine: 181







Nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925, Andrea Camilleri vive da anni a Roma.
Appena conseguita la maturità liceale e non ancora diciottenne assiste allo sbarco degli alleati nella natia Sicilia riportandone un'impressione profonda. Frequenta quindi l'Accademia d'Arte Drammatica (nella quale in seguito insegnerà Istituzioni di Regia) e a partire dal 1949 inizia a lavorare come regista, autore e sceneggiatore, sia per la televisione (celebri le sue riduzioni di polizieschi come "Il Tenente Sheridan" e il "Commissario Maigret"), sia per il teatro (in particolare con opere di Pirandello e Beckett).
Forte di questo straordinario bagaglio di esperienze, ha poi messo la sua penna al servizio della saggistica, campo in cui ha donato alcuni scritti e riflessioni intorno all'argomento spettacolo.
Col passare degli anni ha affiancato a queste attività principali quella più squisitamente creativa di scrittore. Il suo esordio in questo campo risale precisamente al primo dopoguerra; se dapprima l'impegno nella stesura di romanzi è blando, col tempo si fa decisamente più intenso fino a dedicarvi un'attenzione esclusiva a partire da quando, per sopraggiunti limiti d'età, abbandona il lavoro nel mondo dello spettacolo. Una serie di racconti e poesie gli varranno il premio Saint Vincent.
Il grande successo è però arrivato con l'invenzione del personaggio del Commissario Montalbano, protagonista di romanzi che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane e che non fanno alcuna concessione a motivazioni commerciali o a uno stile di più facile lettura. Infatti, dopo "Il corso delle cose" (1978), passato pressoché inosservato, pubblica nel 1980 "Un filo di fumo", primo di una serie di romanzi ambientati nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigàta, a cavallo fra la fine dell'800 e l'inizio del '900. In tutti questi romanzi Camilleri dà prova non solo di una straordinaria capacità inventiva, ma riesce a calare i suoi personaggi in un ambiente totalmente inventato e nello stesso tempo realistico, creando dal nulla anche un nuovo linguaggio, una nuova "lingua" (derivata dal dialetto siciliano), che ne fanno un nuovo Gadda.
L'universale affermazione esplode soltanto nel 1994 con l'apparizione de "La stagione della caccia", cui seguono nel 1995 "Il birraio di Preston", "La concessione del telefono" e "La mossa del cavallo" (1999).
Anche la televisione, che tanto Camilleri ha frequentato in gioventù prodigandovi grandi energie, ha contribuito non poco alla diffusione del fenomeno dello scrittore siciliano, grazie alla serie di telefilm dedicati al Commissario Salvo Montalbano (interpretato da un magistrale Luca Zingaretti).
Una curiosità: i suoi romanzi di ambientazione siciliana sono nati da studi personali sulla storia dell'isola.




1959 - I teatri stabili in Italia (1898-1918)
1978 - Il corso delle cose
1980 - Un filo di fumo
1984 - La strage dimenticata
1992 - La stagione della caccia
1993 - La bolla di componenda
1995 - Il gioco della mosca
1995 - Il birraio di Preston
1998 - La concessione del telefono
1999 - La mossa del cavallo
2000 - La scomparsa di Patò
2000 - Biografia del figlio cambiato
2000 - Favole del tramonto
2001 - Racconti quotidiani
2001 - Gocce di Sicilia (racconti)
2001 - Il re di Girgenti
2001 - Le parole raccontate. Piccolo dizionario dei termini teatrali
2002 - L'ombrello di Noè. Memorie e conversazioni sul teatro
2002 - La linea della palma. Saverio Lodato fa raccontare Andrea Camilleri
2002 - Le inchieste del commissario Collura
2003 - La presa di Macallè
2003 - Teatro
2004 - Romanzi storici e civili
2005 - Privo di titolo
2005 - Il medaglione
2005 - Il diavolo. Tentatore. Innamorato
2005 - Crimini (racconto Troppi equivoci) (con altri)
2006 - La pensione Eva
2006 - Vi racconto Montalbano. Interviste
2007 - Pagine scelte di Luigi Pirandello
2007 - Il colore del sole
2007 - Le pecore e il pastore
2007 - Boccaccio - La novella di Antonello da Palermo
2007 - Voi non sapete. Gli amici - i nemici - la mafia - il mondo nei pizzini di Bernardo Provenzano
2007 - Maruzza Musumeci
2008 - Il tailleur grigio
2008 - Il casellante
2008 - La Vucciria
2008 - La muerte de Amalia Sacerdote
2009 - Un sabato - con gli amici
2009 - Il sonaglio
2009 - Il cielo rubato. Dossier Renoir
2009 - La tripla vita di Michele Sparacino
2009 - La rizzagliata
2009 - Un inverno italiano. Cronache con rabbia 2008-2009 (con Saverio Lodato - Chiarelettere)
2009 - Un onorevole siciliano. Le interpellanze parlamentari di Leonardo Sciascia
2009 - Troppu trafficu ppi nenti (con Giuseppe Dipasquale)
2009 - Articolo 1. Racconti sul lavoro (con altri)
2010 - Il nipote del Negus
2010 - L'intermittenza
2010 - Di testa nostra. Cronache con rabbia 2009-2010 (con Saverio Lodato - Chiarelettere)
2011 - La moneta di Akragas
2011 - Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta

[td][left] 2011 - La setta degli angeli
2011 - I fantasmi
2011 - Giudici (Il giudice Surra) (con Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli)
2012 - Il diavolo - certamente
2012 - La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta
2012 - Dentro il labirinto
2012 - Capodanno in giallo (con altri)
2013 - Il tuttomio
2013 - La rivoluzione della luna
2013 - Come la penso
2013 - Ferragosto in giallo (con altri)
2013 - La banda Sacco
2013 - I racconti di Nené
2014 - La creatura del desiderio
2014 - Inseguendo un'ombra

Serie di Montalbano:

1994 - La forma dell'acqua
1996 - Il cane di terracotta
1996 - Il ladro di merendine
1997 - La voce del violino
1998 - Un mese con Montalbano (racconti)
1999 - Gli arancini di Montalbano (racconti)
2000 - La gita a Tindari
2001 - L'odore della notte
2002 - La paura di Montalbano (racconti)
2002 - Storie di Montalbano (raccolta)
2003 - Il giro di boa
2004 - La pazienza del ragno
2004 - La prima indagine di Montalbano (racconti)
2005 - La luna di carta
2006 - La vampa d'agosto
2006 - Le ali della sfinge
2007 - La pista di sabbia
2008 - Il campo del vasaio
2008 - L'età del dubbio
2008 - Racconti di Montalbano (raccolta)
2008 - Il commissario Montalbano. Le prime indagini (raccolta)
2009 - La danza del gabbiano (Premio Letterario Cesare Pavese)
2009 - Ancora tre indagini per il commissario Montalbano (raccolta)
2010 - La caccia al tesoro
2010 - Acqua in bocca (in collaborazione con Carlo Lucarelli)
2010 - Il sorriso di Angelica
2011 - Il gioco degli specchi
2011 - Altri casi per il commissario Montalbano (raccolta)
2012 - Una lama di luce
2012 - Una voce di notte
2012 - Tre indagini a Vigàta (raccolta)
2013 - Un covo di vipere
2014 - La piramide di fango




Raffadali, provincia di Agrigento, anni Venti del Novecento. I fratelli Sacco sono passati dalla miseria nera a una vita dignitosa di contadini con quattro salme di terra. Sono uomini liberi, di idee socialiste, hanno il senso dello Stato, si sono fatti da sé seguendo l’esempio del padre Luigi che li ha allevati nella cultura del lavoro e del rispetto degli altri e che ha costruito la sua fortuna con l’arte di innestare i pistacchi. La vita cambia quando una mattina il capofamiglia riceve una lettera anonima, poi un’altra, poi subisce un tentativo di furto. Luigi Sacco non ha esitazioni e denunzia le richieste estortive ai carabinieri, che però si trovano disorientati: nessuno in paese ha mai osato denunziare la mafia, tutti preferiscono accettare e tacere. Da quel momento i Sacco dovranno difendersi. Dalla mafia e dalle forze dell’ordine, dai paesani complici, dai traditori, dai maggiorenti del paese tra tentativi di omicidio, accuse false, testimonianze bugiarde. Osteggiati dai carabinieri che li privano del porto d’armi e non li difendono, i fratelli Sacco diventano latitanti. Fronteggiano la mafia mostrando un coraggio e una coscienza civile straordinari per quegli anni, liberando di fatto Raffadali dall’oppressione mafiosa. Poi arriva Mori, il fascismo vuole battere Cosa Nostra, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Ma perché dare la caccia ai Sacco che non solo non sono stati mai mafiosi, ma anzi ne sono vittime e proprio alla mafia hanno dichiarato guerra? Ecco allora che per giustificare la gigantesca, spietata caccia all’uomo che Mori scatena, i fratelli Sacco devono diventare una vera e propria banda: madre, sorelle, cognati, cugini, amici, ex sindaci socialisti, tutti vengono arrestati. Poi tocca ai fratelli che circondati da duecento carabinieri vengono feriti, arrestati, torturati. «La giustizia otterrà quello che vuole ottenere»; ai Sacco vengono addebitati quattro omicidi. Condannati all’ergastolo Vanni, Salvatore e Alfonso, girano tutte le carceri, e in alcune fanno degli incontri straordinari: Umberto Terracini e Antonio Gramsci, fra i tanti. Caduto il fascismo i Sacco non ottengono la revisione del processo e passeranno ancora decenni prima che, su sollecitazione di Umberto Terracini, i fratelli Sacco ottengano la grazia. Siamo nel 1962.
Di questa storia, un caso politico oltre che giudiziario, Andrea Camilleri ha consultato tutte le carte, documenti ufficiali, scritti familiari, atti del processo. E ha raccontato, «attraverso questo “western di cose nostre”, per usare un titolo di Sciascia, come la mafia non solo ammazzi, ma sia anche in grado di condizionare e di stravolgere irreparabilmente la vita delle persone».


Incipit:
I

Ascesa di una famiglia

Nell’anni della secunna mità dell’Ottocento, Luigi Sacco e nonna papera sono solo due svelti e sperto picciotteddro che travaglia campagne campagne come jornatante agricolo stagionale nelle terre vicine a Raffadali, il paese indove che è nato. Solo chiste sono le sò ricchizze: la giovintù, dù vrazza forti e ’na gran gana di travagliare. Per il resto, gli ammancano persino le scarpe.
È innamorato perso, e ricambiato, di una beddra picciotta, come lui jornatante, che si chiama Antonina Randisi.
I dù vorrebbero maritarisi e aviri tanti figli, ma sunno troppo scarsi a dinaro, guadagnano appena appena quello che abbasta per mantinirisi in vita e per aviri quel minimo di forza che gli consente di travagliare dalla matina alla sira.
È dura assà la vita del jornatante.
In primisi, il travaglio non è continuativo per tutto l’anno, ma è, come si è detto, stagionale.
Veni a diri che per tri misi si travaglia e si mangia mezza scanata di pani con una sarda e per tri misi non si travaglia e non si mangia, se la fortuna t’aiuta, autro che un tozzo di pani e tanticchia di cicoria.
Quann’è tempo di cugliuta (mandorle, fave, olive, uva, frumento), i jornatanti si radunano alle sett’albe in un posto stabilito, che in genere è ’na chiazza del paìsi, e qui aspettano i camperi che, per conto dei patroni, vengono a «fari la chiurma», vale a diri a reclutare un certo numero di pirsone, mascoli e fìmmine, per portarle nei campi.
La possibilità che uno sia chiamato dipende tutta dal camperi che non sempri sceglie i jornatanti secondo la capacità di rendimento o la gana di guadagnarisi la scarsa paga, ma spisso e vulanteri obbedisce alla mezza parola di un mafioso, o di un amico, o di un amico dell’amico, opuro addecide chi sì e chi no di testa sò, a secunna se uno gli sta simpatico o ’ntipatico.
Chi inveci macari ’na vota sula ha provato a raggiunari col camperi, vale a dire a discutere la paga o l’orario di travaglio, o a lamintiarisi di qualichi soppruso o anghiria, se lo può scordari d’essiri ancora chiamato. Tanto valiva che sinni ristava corcato e se non autro si guadagnava tanticchia di sonno.
S’accomenza a travagliare alle prime luci del jorno e si finisce quanno cala la sira.
È pirmissa una sula firmata di un’ora che abbasta per mangiare e per fari i bisogni sò.




«Ma c’era la mafia» – «Eccome, se c’era!»: a chiusura di capitolo e, a seguire, subito dopo, ad apertura di capitolo, come in una ntruccatura, in una concatenazione tra ottave siciliane. La sensazione è quella di una voce che racconta, sgraffiando le parole nell’aria e modulandole alla maniera di un cantastorie che, sul prospetto di un cartellone dipinto, va narrativizzando, riquadro dopo riquadro, la declamazione larga e sonora della vicenda. Ed è dentro questa simulazione di un genere popolare che si aggiorna il modello giudiziario della manzoniana Storia della Colonna Infame, con il suo andar contro le inchiostrature del romanzesco e porsi dietro il dorso delle cose, mescolando racconto e riflessione, dettagli e postille critiche: sempre stringendosi ai fatti, interrogando le contraddizioni dei «documenti», siano essi forniti dalle confessioni estorte con i ricatti e le violenze, dalle deposizioni dei presunti testimoni, da un memoriale, o dai risultati processuali; nella convinzione che la verità sfugge dietro l’angolo e viene affatturata dagli accusati che si fanno accusatori, dai causidici, dai metodi d’indagine talvolta barbarici, dal disporsi della giustizia da una parte e della politica dalla parte opposta.
Costante è, in questo racconto reale, il paesaggio di una Sicilia rurale: le pietraie, le fratte rocciose, i pascoli; la magia botanica dei pistacchieti con i loro fiori unisessuali, le promesse di notti arabe del sambuco che tra le foglie nasconde le cantaridi, le cantilene degli stagionali che hanno già attraversato le scene «campestri» di Pirandello. All’inizio, nel secondo Ottocento, c’è il patriarca Luigi Sacco, bracciante d’ingegno e passione. Vengono poi i discendenti, grandi lavoratori tutti, e socialisti, tra emigrazione transoceanica e chiamata alle armi nella Grande Guerra, malversazioni e canaglierie di rozzi capimafia con alle spalle pupari altolocati, che prosperano nella latitanza dello Stato e sanno come avvantaggiarsi nella tragica notte del fascismo, nonostante il pugno di ferro del prefetto Mori (e grazie ad esso, anzi) che seppe abbattersi anche sui comuni oppositori politici. I cinque fratelli Sacco conoscono la disperazione a vivere in un regime di mafia. Si danno alla latitanza. Si sentono investiti di un ruolo di supplenza nella lotta (armata) contro i persecutori mafiosi. Diventano giustizieri solitari, nel silenzio ottuso dell’omertà: cittadini eslègi di uno Stato che non ha saputo garantirli. Vengono arrestati, processati, e inventati come «banditi» e predoni d’assalto. In carcere conoscono l’antifascismo. Incontrano Umberto Terracini e incrociano Gramsci.
Il succo della storia, di questo western nostrano di onest’uomini indotti e costretti a farsi vendicatori, è di declinazione manzoniana: «I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi».
Salvatore Silvano Nigro





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